Siamo state in visita alla Fondazione Micol Fontana a due passi da Piazza di Spagna. Quello che ci è rimasto dentro finisce tutto in questo articolo che abbiamo il piacere di dedicare alle Sorelle Fontana. Non una cronistoria fatta di date, quanto un quadro di “impressioni” che raccontano momenti e insegnamenti degni di nota.
Atelier Sorelle Fontana, una storia al femminile
Ciò che mi è stato chiaro fin dall’inizio è che la storia delle Sorelle Fontana è prima di tutto una storia di donne forti. Zoe, Micol e Giovanna hanno saputo creare dal basso un impero di professionalità e “spilli” (poi capirete dopo il perché di questa mia affermazione), ma anche di imprenditoria e di maestria sartoriale. Tanti mondi racchiusi in tre splendide sorelle, con una famiglia salda e unita alle spalle. Tutto parte da lì, il loro centro, la loro forza.
C’è emozione quando arriviamo in Via San Sebastianello 6, nel cuore di Roma, davanti al citofono “Fondazione Fontana”. Stiamo entrando nella storia della sartoria italiana.

Fondazione Fontana, nata sotto il segno di Micol
Micol, una delle tre sorelle Fontana, è una donna che vuole guardare al futuro preservando l’importante passato da cui le tre sorelle, armate di tenacia, visione, e un pizzico di incoscienza, lasciano la provincia italiana alla volta della capitale. Nell’ottica di utilizzare l’expertise acquisita a vantaggio delle giovani generazioni, la Fondazione Micol Fontana nata nel 1994 è attiva nella formazione e nella didattica, organizzando anche visite, seminari, e incontri culturali per il pubblico. La visita alla Fondazione inizia sotto il segno di Micol appunto, con una video intervista e la foto di una Micol centenaria in compagnia delle attrici della fiction dedicata al mito delle sorelle Fontana.

Ad accompagnarci Roberta Fontana e Maria Cristina Giusti, rispettivamente figlia e nipote di Giovanna Fontana. Un vero affare di famiglia! L’atelier è pieno di luce, ci accomodiamo in veranda. Abiti, poster, dettagli, accessori, libri. Mi perdo con lo sguardo. Ogni singolo centimetro è occupato da qualcosa che ha segnato la storia della sartoria, come in una ricca Wunderkammern dedicata alla moda. Pochi metri quadrati di puro fascino.
“Prendiamo il primo treno che passa”
Traversetolo, provincia di Parma, la famiglia Fontana è già tutta dedita alla sartoria. La mamma e le 3 figlie si occupano di abiti per gli abitanti della zona, ma le tre sorelle sognano l’alta moda. Vogliono osare e costruirsi un futuro. Andare via da Traversetolo pare essere l’unica strada per raggiungerlo. Arrivate alla stazione lasciano scegliere al caso. “Il primo treno che passa lo prendiamo”. Quel treno le conduce dritte dritte a Roma. Erano gli anni a cavallo della seconda guerra mondiale, tante le difficoltà. Si comincia a piccoli passi presso sartorie altrui, successivamente inizia l’avventura dell’atelier Fontana, finalmente con il nome di famiglia.
“La moda si fa con gli spilli”
Ci sono abiti in mostra interamente drappeggiati, sembra che con qualche strano marchingegno futuristico, il corpo di una donna possa entrare come un fluido all’interno di quei metri di stoffa e da lì non possa (e direi anche non voglia) più scappare. Gli abiti venivano appuntati addosso alle donne che sceglievano di farsi fare un abito nell’atelier Fontana. Se ingrassavano o dimagrivano bisognava smontare l’abito ed iniziare tutto da capo. Gli spilli erano in veri protagonisti, insieme alle mani delle sorelle Fontana che sapevano dove prendere la stoffa, dove tirarla, dove adagiarla sulle forme femminili. Una manualità e un saper fare che la sartoria tramanda.
Tessuti e ricami, che passione!
All’alba di una creazione c’è il suo tessuto, la trama di quello che sarà. Zoe, Micol e Giovanna studiano prima di tutto i tessuti, i disegni e la loro resa, per poi scegliere quello che meglio si addice all’idea del prodotto finale. Guardano all’arte per lasciarsi ispirare. Il risultato sono abiti con splendide pennellate, che ricreano su tela la poesia artistica originaria.

Quanti ricami di rose conoscete? È una domanda difficile per noi comuni mortali. Ma Roberta apre un librone, tutti i nostri occhi vi si puntano sopra. Le pagine scorrono, i ricami si susseguono: paillettes, perline, sfere. Colori accesi, colori spenti, tono su tono, a rilievo. Nessuno di noi avrebbe mai saputo immaginare una tale ricchezza “solo” per una rosa. Lo studio, la ricerca e la preparazione dietro ogni abito è frutto di ore ed ore di fili, aghi, imbastiture e prove.
Nodo d’amore, una menzione speciale
Gli abiti in mostra alla fondazione sono circa una trentina, dietro quelli che hanno “vinto” un posto in pole position ci sono gli armadi che ne custodiscono tanti altri, verrebbe voglia di aprirli e tirare tutto fuori come quando si fa un cambio stagione. Uno degli abiti in mostra però attira particolarmente la mia attenzione, è nero e bianco, molto elegante in velluto di seta nero. Ha un ricamo che lo rende leggiadro, si chiama “Nodo d’amore“. Fu creato nel 1957 per il film “Le Amiche” di Michelangelo Antonioni, e successivamente riproposto anche nel film “Facciamo Paradiso” di Mario Monicelli. Bhè quest’abito meritava davvero una menzione speciale, come quando si crea una categoria ad hoc per un premio che prima non esisteva.

L’avventura americana
Roma accoglie le Sorelle Fontana, ma sono loro che si costruiscono la strada per arrivare fino in America. Come? La fortuna aiuta gli audaci, come era stato per il treno che le aveva portate nella Capitale aiuta. Linda Christian, in sposa a Tyrone Power nel 1949, decide di farsi fare l’abito di nozze proprio dalle Sorelle Fontana. È la svolta! I media di tutto il mondo puntano gli occhi su quell’abito e i suoi accessori. Dai video dell’epoca vediamo una minuta Micol Fontana camminare passo passo accanto Linda per accertarsi che lo strascico e tutto l’abito non subiscano danni durante la camminata fino alla chiesa. Un tempo era così, con i sarti si stabilivano rapporti umani e duraturi, custodivano i sogni delle donne e cercavano di mettere sotto forma di abiti le loro aspirazioni. Ogni abito “era” la storia di chi lo aveva indossato per un matrimonio, un evento importante, una ricorrenza. Oggi la Fondazione Micol Fontana riceve abiti in donazione dalle discendenti delle donne a cui quegli abiti sono appartenuti, come in una sorta di omaggio. Quella è la casa migliore in cui quell’abito possa ritornare. Un legame profondo con gli abiti che varrebbe la pena riscoprire oggi.

In America Micol ci andrà molto spesso, lei era l’ addetta alle PR del gruppo. Le donne d’oltralpe chiedono una moda più pratica, che si adegui ad esigenze quotidiane che le portano a star fuori di casa per l’intera giornata. Chiedono praticità, ma chiedono anche glamour. E l’Italia delle Sorelle Fontana risponde. Tutto il mondo si incanta, il made in Italy e il fascino italiano risaltano, andando a rubare quote ai cugini francesi, fino ad allora considerati superiori.
Gli anni ’50 e ’60 rappresentano il momento di maggior splendore per le Fontana, complice un Italia che si sta rimettendo in piedi dopo la guerra, e l’espansione d’oltreoceano. Le donne stavano acquisendo una nuova fiducia in se stesse. Gli abiti potevano comunicare quel cambiamento! Il richiamo delle dolci colline di Hollywood fece il resto. Il cinema, le produzioni italiane e quelle americane, i fasti della dolce vita romana sono i tasselli che compongono il puzzle di quel periodo. Le tre caparbie sorelle di Parma arrivano a vestire Ava Gardner, Liz Taylor, Audrey Hepburn, Rita Hayworth, Mirna Loy e molti altri nomi del firmamento cinematografico.

Il pretino, un modello che ha fatto storia
Fu guardando un gruppo di seminaristi tedeschi del Collegio germanico giocare a palla sullo scalone di Trinità dei Monti, che nacque l’idea del cosiddetto pretino. Casto e pudico, nascondeva ogni centimetro di pelle, adattandosi però perfettamente alla figura della donna ed esaltandone le sue forme. Doppio cromatismo e doppia valenza: casto ma femminile. Testimonial d’eccellenza fu Ava Gardner. Fece infatti non poco scalpore il fatto che un modello così ossequioso fosse indossato da un’attrice famosa per la sua femminilità prorompente.

Perchè visitare la Fondazione Micol Fontana oggi
- Perché ci mostra un secolo di storia italiana, attraverso 3 sorelle e il loro coraggio
- Perché è una storia potente e modernissima, ed è raccontata ancora dalla famiglia. Questo è il valore aggiunto!
- Perché è imprenditoria pura, fatta con tenacia e cuore emiliani
– Tutte le immagini qui esposte sono personali ed utilizzabili solo per questo articolo –
Fondazione Micol Fontana
Via San Sebastianello, 6
Zona Piazza di Spagna, Roma
Aperta da lunedì a venerdì dalle 10 alle 16, visita riservata a gruppi solo su prenotazione.
Per contatti scrivere a: micolfontan@tiscalinet.it
Per approfondire la storia delle Sorelle Fontana, ti suggerisco di sederti in poltrona e gustarti la puntata “Italiani” a cura di Paolo Mieli, clicca qui.